Gaetano Callido

(Este, Padova, 1727 - Venezia, 1813)

Apprese giovanissimo i primi elementi dell'arte organaria e costruì il suo primo organo nel 1748 a Casale di Scodosia (Padova). Passò quindi alla scuola del celebre organaro di origine dalmata Pietro Nacchini, dal quale si staccò nel 1762 per iniziare una propria attività indipendente.
Nel 1763 si trovava a dover costruire sei organi (di cui uno doppio) e nel giro di pochi anni la sua attività doveva estendersi non solo su tutti i territori sotto il diretto dominio di Venezia, ma anche nelle Marche, in Romagna e persino a Costantinopoli. Nel 1766 riceveva il prestigioso incarico di rifare completamente i tre organi della basilica di S. Marco a Venezia; terminatane la costruzione, ne fu nominato nel 1770 conservatore stabile con il salario annuo di 45 ducati; nel 1786 tale stipendio veniva aumentato di otto ducati alla condizione, tuttavia, di costruire a sue spese un portativo per il servizio della cappella musicale.
La sua instancabile attività e le benemerenze e i vantaggi che ne derivavano a lui e a Venezia furono riconosciuti dal Senato che, con decreto del 27 marzo 1779 (divenuto esecutivo il 2 agosto successivo con "terminazione" dei Cinque savi alla mercanzia), lo esentò da tutti i "dazi di transito e stradali" per il trasporto dei suoi strumenti fuori del territorio della Repubblica. Gli eventi politici e i mutamenti economico-sociali della fine del secolo XVIII, in particolar modo la soppressione delle corporazioni religiose decretata dal governo napoleonico, non sembrano aver influito gran che sul suo lavoro, che continuò a ritmo sostenuto sino al 1806 quando la gestione della fabbrica passò nelle mani dei figli.
Il Callido si spense a Venezia l'8 dicembre 1813.
Il Callido è stato uno dei maggiori rappresentanti della scuola organaria veneziana del sec. XVIII di cui si riconosce il fondatore in Pietro Nacchini. I caratteri di questa scuola sono pressoché comuni a tutti gli organari operanti sulla sua falsariga; in effetti, attraverso una selezione rigorosa delle possibilità sonore e tecniche della tradizione classica essa ha fissato un tipo stilizzato di strumento dal quale non si è mai allontanata, determinando così una specie di "standardizzazione", seppur di alta classe. Pur essendo caratterizzata da profondi legami con la tradizione, la scuola veneziana non ha mai praticato il restauro o la parziale riutilizzazione di strumenti preesistenti; è questo un riflesso degli orientamenti culturali dell'epoca dominati dall'assolutismo razionalista dell'illuminismo tipicamente antistorico.